
Limiti.
Ho letto di un gabbiano che ha superato i propri limiti.
E l'ho ammirato. Ho cercato di immedesimarmi in quel gabbiano. Ma l'unica cosa che posso fare è invidiarlo.
Mentre lui se ne stava nel cielo, rischiando la vita pur di rendersi migliore, io me ne stavo nella distesa piatta della sicurezza, e della mediocrità.
Mediocre un po' meno degli altri.
Nella mia vita i miei limiti li ho sempre guardati da lontano, li ho intravisti appena, sbiaditi, non ho mai osato avvicinarmi. Mi sono tenuta a debita distanza, pascolando.
E non importa che non credano in me, che mi critichino, che predichino i miei fallimenti, che mi spingano fuori, verso l'esterno, verso il recinto, che mi diano un'opportunità.
Non retrocedo. ma neppure avanzo. Resto nel mezzo.
La verità è che nella mia vita ho rinunciato sempre, quando si avvicinava il momento della rincorsa. Quella reale, quella sudata, quella che non ti da nulla fino alla fine, se non sudore, nervi a fior di pelle e tensione.
E adrenalina.
Ma quella non la provo mai.
La verità è che ho paura di schiantarmi contro il recinto nella rincorsa.
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