venerdì 14 febbraio 2014

La storia del mio San Valentino



La giornata si prospetta delle migliori, bel tempo, sono le 3 p.m. ed ho appena finito di lavorare. Domani sarò libera tutta la giornata. Ed è così che, cuffie alle orecchie e passo baldanzoso, mi avvio verso quello che mi attende, l'inaspettato.
Alcuni doveri mi impongono di passare prima da un amico, dove tra chiacchiere e tè alla menta (un bizzarro incrocio di caldo e fresco) trascorro un po' di tempo. Poi decido di andare, saluto e vado via.
L'inaspettato mi aspetta.
E faccio il primo passo verso quello che verrà.
Pioggia.
Nel momento esatto in cui ho compiuto il primo passo, la pioggia è cominciata a scendere. "Londra" ho pensato "Un'attimo prima c'è il sole, un attimo dopo piove. Non mi sorprende più"
Al secondo passo comincia a piovere a dirotto. E col cuore pesante, mi ricordo che la fermata dell'autobus è ben lontana. E quindi invece del famoso "I'm singinin' in the rain" parte la versione alternativa "I'm walkinin' in the rain" dove invece di ballare e cantare felice sotto la pioggia, marcio a ritmo di musica e impreco mentalmente". La fermata diventa molto più lontana di quanto mi ricordassi.
Ma finalmente, la fortuna mi sorride, e con me alla fermata, arriva anche il bus.
Non avevo capito che non era un sorriso, era una risata, la fortuna si faceva beffe di me.
Sul bus, mi godo il momento di tepore, metto su musica soft, la pioggia sembra scemare. "Londra" ho pensato "Un'attimo prima piove a dirotto, un attimo dopo è tutto finito". E lì, ho compiuto lo sbaglio peggiore, ho abbassato la guardia, e mi sono distratta.
Quando, tempo dopo, ho riguardato fuori, c'era parecchia acqua. E a quanto pareva, la mia fermata era la prossima.
Scendo dal bus.
Il diluvio universale. Ma non importa, è l'ultimo sforzo sono quasi a casa.
Ed eccolo, l'inaspettato.
Afferro il portachiavi e lo tiro fuori dalla borsa. Delle tre chiavi che di solito vi sono attaccate, ne rimane una sola... quella della mia camera.
L'angoscia.
Finalmente entro nel piccolo viale di casa mia, almeno mi sarei riparata dalla pioggia. Ma smette repentinamente di piovere.Mi sento presa in giro. Con crescente irritazione suono al campanello, niente. Tutti sono a lavoro.
L'unica persona che mi può aiutare, è un mio coinquilino che ha il cellulare spento. E lì triste e sconsolata, ho cominciato a confidare in un miracolo, il miracolo di San Valentino.
E quel miracolo è avvenuto.
Mentre siedo, rannicchiata nel buio, afflitta, una voce mi chiama "Ilaria, dove sei?"
Valentino.
Il mio coinquilino.
Colui che non doveva tornare a casa, eppure aveva cambiato idea.
"Valentino, che tu sia fatto Santo"
Ed è così che è stato il mio San Valentino.

Tratto da "Storie vere di misteri e apparizioni"
I nomi, le persone e i fatti narrati, non sono di pura fantasia.

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