domenica 9 ottobre 2016

Perchè

Tutti perfetti, tutti felici, tutti appagati, tutti sorridenti.
Non ci sono imperfezion nelle foto, non ci sono difficoltà nella vita, e se ci sono ci si rialza sempre.
Si è sempre forti, si è sempre superiori, si è sempre dvertenti, si è sempre sorridenti.
Perchè devo coprirmi di un velo luminoso di menzogna?
Perchè devo coprire le occhiaie?
Perchè si ostenta?
Perchè non si può essere deboli?
Perchè non si può essere smarriti?
Perchè non si possono dire le cose per come sono?
Perchè le strategie?
Perchè non si può più essere reali?

martedì 26 luglio 2016

Una domanda come risposta

Mi lamento di ciò che mi capita, ma come potebbe essere altrimenti se non so ciò che voglio.
Avrebbe senso se fossi una persona che si accontenta, che trae il meglio da ciò che le succede, ma non sono così. Sono una persona esigente. Si, ma cosa esigo?
Meg canta"Io voglio tutto anche l'impossibile, io voglio tutto e sarò impacabile". E mi sento implacabile, sento un calore che avvampa dentro, darei fuoco a mari e monti per ottenere ciò che voglio, se solo sapessi cosa voglio.
Mi hanno detto di guardarmi dentro, ma è difficile per chi è miope come me, chi non vede da lontano, chi ha bisogno di sbattere il muso sulle cose. Dovrei imbattermi in ciò che voglio per capire che lo voglio. E allo stesso modo, devo scontrarmi con ciò che non voglio, per capire che non lo voglio.
E mi fa rabbia, perchè sono fallimenti. Questa consapevolezza si trasforma in impotenza, perchè cotinuo a fallire non imparando nulla dalla lezione precedente. Vedo il bug ma non riesco a correggerlo. È come presentarsi ad un esame ed essere sistematicamente e regolarmente bocciato, scivolando sempre sulo stesso errore. L'impotenza per questa insensatezza muta in frustrazione.
Mi hanno suggerito di farmi delle domande. Certo, come se non me ne fossi fatte, come se non mi fossi mai persa in una di quelle conversazioni interiori in cui sei te stessa contro te stessa. In cui ti chiedi rabbiosa perchè lo hai fatto e ti rispondi altrettanto in cagnesco che se lo avessi saputo magari non lo avresti fatto. O che magari lo sapevi, ma devi commettere un errore perchè il tuo sistema è bacato. Anzi no, ottuso. Perchè è così che si definise qualcuno che non capisce le cose più semplici, senza intelligenza.

E allora ci provo di nuovo.
Cerco di calarmi in questo pozzo buio che è la mia mente.

Il fondo è lontano, c'è solo nero intorno a me.
Io a penzoloni, non vedo niente intorno a me.
Allungo la gamba, tasto con un piede, c'è solo il vuoto intorno a me.

Chiamo ad alta voce, faccio una domanda, ma è solo l'eco della mia domanda che mi risponde.

Di nuovo, una domanda come risposta.

giovedì 5 novembre 2015

Modelli prestampati

Succede sempre ad un certo punto, in un momento di una relazione, che da persona interessante si diventa un modello prestampato. 
Quello che l'altro vede è solo una serie di puntini che vanno riempiti con le solite risposte, negli accurati spazi, lo stesso modulo noioso che va riempito ripetendo gli abituali stupidi passaggi. 
Oggi mi sono sentita così.
Ero ad una fermata male illuminata, poco lontano da dove ho preso il bus, lo stesso che mi ha abbandonata lì, al freddo e circondata da persone, alcune si sentivano smarrite, altre trasudavano noia dai volti spenti, la maggior parte sbuffava come una mandria di buoi, a me non interessava nemmeno, ero rassegnata oramai, mi succede di continuo.
Non ho sentito il rumore, perchè avevo le cuffie premute contro i timpani, mi piacciono per questo, ti isolano dal resto, senti solo i bassi, tanto che il battito si sincronizza. Il volume si amplifica eppure non è mai troppo, non mi basta mai, vorrei esplodere di suono. Ho percepito un lampo colorato con la coda dell'occhio, mi sono girata e c'erano i fuochi d'artificio.
Quei fuochi d'artificio sono venuti fuori dal niente, o forse no, è il 5 novembre, ma per me, in quel momento, erano inaspettati, avevo dimenticato dell'attentato al re a quel punto della giornata. Una cosa bella in una cosa brutta. 
Ed ho pensato a lui.
E l'ho sentito.
E nel mezzo di quel piacevole imprevisto, inaspettato, o forse no, come i fuochi d'artifico, è esploso dentro di me il desiderio di dire basta, quel crack interiore, quella consapevolezza che la prima persona a cui pensavo era anche l'ultima a cui avrei dovuto pensare, a cui volevo pensare. Basta è finita, ti cancello dalla mia vita, non ti voglio più vedere.
E altrettanto inaspettato, o forse no, lui non mi ha creduto. La mia decisione è stata archiviata come qualcosa di già visto. Quello che provavo è stato declassato a causa del modello prestampato che sono diventata, per cui sono vista, che ho costruito nella sua mente.
E mi è apparso così concreta e  rigida quell'immagine che avrei voluta prenderla a pugni è spaccarla.
E con la rabbia in corpo sono tornata a casa, le cuffie sempre più premute, perchè quel modello costruito ha rubato la scena alla vera me.