Tutte, almeno una volta nella vita, si sono ritrovate ad incontrare sul proprio cammino un personaggio da me definito mietitrice di capelli.
A me, che non mi faccio mancare mai nulla, è capitata anche la variante maschile, il mietitore.
Chi sono le mietitrici?
Sono quelle parrucchiere che decimano in un secondo tutti i tuoi capelli. Mesi, anni di pazienza e devozione, eliminati senza pietà. Sono quelle che non differiscono tanto da un boia, il risultato finale sarà sempre un taglio netto. E per giunta sono scaltre, tagliano più volte, di modo che quando tu chiederai "Ma quanto hai tagliato?" loro ti risponderanno col sorriso di chi si aspettava già quella mossa "Solo le punte, guarda il pavimento" e tu vedrai effettivamente solo punte, migliaia, ma pur sempre solo punte. E non potrai controbattere nulla, anche perché in quel momento non si sa come, tutti, persino tua sorella, tua madre, la tua migliore amica, non vedranno quello che tu vedi in quello specchio, ma daranno ragione alla parrucchiera dicendo che in realtà non ti ha cambiato assolutamente la lunghezza dei capelli. E tu impotente non potrai dire e fare nulla, se non pagare il conto con l'animo pesante. L'ultima immagine impressa nella mente, sarà lei che prende i soldi e ti sussurra "Scacco matto", così la ricordi. Continuerai ad odiarla anche mesi dopo, quando ti ritroverai a guardare una foto precedente a quel triste incontro e di riflesso allungherai la meno verso il punto in cui una volta avevi dei capelli, ma stringerai solo il vuoto.
Io in vita mia ne ho incontrato tanti.
Il primo fu quello che rovinò la mia vita sociale alle medie, regalandomi un capello corto e scalato che ora che ci penso è uguale a quello che mia mamma porta attualmente, tutto questo me lo sono meritato per aver chiesto "Un taglio particolare" e quindi lui ha deciso di accontentarti regalandomi una parrucca vintage.
Il secondo l'ho ricevuto a metà delle scuole superiori, una perla di architettura moderna interpretata dal mio allora parrucchiere, che mi ha costretto ad andare in giro per mesi portando sempre cappelli.
Una volta ho cercato di rasarmi un lato della testa, ma la mietitrice con le sue doti ammaliatrici riuscì a farmi cambiare idea, accarezzandomi la mente con l'idea dell'ultimo taglio, mai visto prima, "Qualcosa che avrai solo tu"... Sono uscita da lì dentro con un doppio taglio spaventoso, letteralmente, sembrava che portassi una scodella in testa, da cui fuoriuscivano quasi spaventati, pochi superstiti capelli. Penso che quel giorno si sentisse annoiata e cercasse qualcuno da prendere per il culo, così da farsi due ristate.
Potrei continuare per ore, parlandovi di tagli asimmetrici, non dettati da una fantasia futuristica, quanto piuttosto da un uso incosciente delle forbici, e potrei inoltre aprire un intero capitolo sulla famosa frase "Tagliami solo le punte", che ti riduce sempre ad un caschetto ambulante.
A riguardo, credo che si dovrebbe trovare un'unità di misura che definisca la parola "punte", credo che sia quello il problema. Per la cliente, "punte" significa un dito e mezzo, al massimo 2, voglio esagerare, la parte finale dei capelli insomma, lo dice la parola stessa, punte.
Per le parrucchiere assume un significato profondamente personale, una cosa quasi mistica. "Eliminerò il male da questi capelli! Lo estirperò alla radice!" ecco quello che pensano quando tu dici "Ho le punte rovinate, me le tagli?"
Questo è un appello che faccio a chi, come me, ha incontrato una mietitrice di capelli.
Non preoccupatevi se le persone intorno a voi vi puntano il dito contro accusandovi di pazzia, mania di persecuzione, visioni di cose non esistenti.
Non abbattetevi se anche voi avete provato quella sensazione di smarrimento, quando con un sorriso vi siete voltate verso lo specchio e con calde lacrime ve ne siete allontanate.
Non sentitevi sole.
A questo mondo c'è qualcuno che vi capisce.