Non potrà mai esserci un'opinione unica per una stessa cosa, nel caso contrario qualcuno sta fingendo. La mia teoria è molto semplice. Ogni persona ha un punta di vista diverso, è come pensare a due persone che stanno accanto, una attaccata all'altra e che guardano verso lo stesso punto. Per quanto vicine non vedranno mai la cosa dalla stessa angolazione, dovrebbero utilizzare gli stessi occhi perché questo accadesse.
Lo stesso accade per le opinioni. Per quanto vicine, non potranno mai essere identiche. Per non parlare poi di quei casi in cui si è posizionati agli antipodi. E
cco perché mi viene da pensare che si avrà sempre bisogno di qualcuno che guardi la cosa con freddezza, che ci faccia vedere le cose per come sono. Un mediatore, un arbitro. Come nel calcio.
Due giocatori, un fallo. Due diverse versioni dello stesso fallo.
Proprio ieri sentivo parlare due amici di un fallo che c'era stato tra i due. Ascoltando il primo ho pensato fossi in presenza di un assassino. Ascoltando il secondo ho avuto paura di trovarmi difronte a Saw, l'enigmista. Il discorso è andato avanti per parecchio senza che nessuno dei due ammettesse di avere torto. Immagino se questa discussione fosse avvenuta durante la partita. Avrebbero potuto restare tranquillamente là fino al giorno dopo, mentre tutti dicevano la propria versione dei fatti, persino il tipo che se si trovava di spalle all'altro lato del campo.
Di conseguenza è logico pensare che l'arbitro sia assolutamente necessario.
Ma poi mi viene in mente di quella volta che andai a fare paintball. Eravamo in 10 ed ognuno si era fatto le proprie regole per la partita.
- Bisognava rispettare una certa distanza, che veniva puntualmente ignorata.
- Bisognava indossare delle protezioni che venivano dimenticate dappertutto.
- Bisognava tornare indietro quando si veniva colpiti e si restava indifferenti al proprio posto, invocando l'invulnerabilità.
- Bisognava colpire il bersaglio una volta sola e ci accanivamo sui corpi, come se davanti a noi ci fosse un parlamentare.
Non era più un gioco, era diventata questione di sopravvivenza.
Per quanto l'arbitro si sgolasse, corresse avanti e indietro, bestemmiando in aramaico antico, per cercare di mettere l'ordine, oramai non poteva più nulla.
In mezzo a quel campo, le regole non avevano più valore. Regnava l'anarchia.
Il culmine si raggiunse quando, un nostro amico prese dei copertoni che erano messi lì per barriera e se li infilò ad entrambe le braccia, come protezione e iniziò a correre sotto il fuoco nemico ignorando i colpi nemmeno fosse Al Pacino in Scarface, sparando all'ultimo sopravvissuto dell'altra squadra, e proclamandosi vincitore.
L'arbitro a quel punto si arrese, gli disse di fare quello che voleva e andò via.
Quindi ripensandoci.... per quanto ci sia qualcuno che ti indica la cosa giusta da fare, non sempre si è capaci di farla.
Lo stesso accade per le opinioni. Per quanto vicine, non potranno mai essere identiche. Per non parlare poi di quei casi in cui si è posizionati agli antipodi. E
cco perché mi viene da pensare che si avrà sempre bisogno di qualcuno che guardi la cosa con freddezza, che ci faccia vedere le cose per come sono. Un mediatore, un arbitro. Come nel calcio.
Due giocatori, un fallo. Due diverse versioni dello stesso fallo.
Proprio ieri sentivo parlare due amici di un fallo che c'era stato tra i due. Ascoltando il primo ho pensato fossi in presenza di un assassino. Ascoltando il secondo ho avuto paura di trovarmi difronte a Saw, l'enigmista. Il discorso è andato avanti per parecchio senza che nessuno dei due ammettesse di avere torto. Immagino se questa discussione fosse avvenuta durante la partita. Avrebbero potuto restare tranquillamente là fino al giorno dopo, mentre tutti dicevano la propria versione dei fatti, persino il tipo che se si trovava di spalle all'altro lato del campo.
Di conseguenza è logico pensare che l'arbitro sia assolutamente necessario.
Ma poi mi viene in mente di quella volta che andai a fare paintball. Eravamo in 10 ed ognuno si era fatto le proprie regole per la partita.
- Bisognava rispettare una certa distanza, che veniva puntualmente ignorata.
- Bisognava indossare delle protezioni che venivano dimenticate dappertutto.
- Bisognava tornare indietro quando si veniva colpiti e si restava indifferenti al proprio posto, invocando l'invulnerabilità.
- Bisognava colpire il bersaglio una volta sola e ci accanivamo sui corpi, come se davanti a noi ci fosse un parlamentare.
Non era più un gioco, era diventata questione di sopravvivenza.
Per quanto l'arbitro si sgolasse, corresse avanti e indietro, bestemmiando in aramaico antico, per cercare di mettere l'ordine, oramai non poteva più nulla.
In mezzo a quel campo, le regole non avevano più valore. Regnava l'anarchia.
Il culmine si raggiunse quando, un nostro amico prese dei copertoni che erano messi lì per barriera e se li infilò ad entrambe le braccia, come protezione e iniziò a correre sotto il fuoco nemico ignorando i colpi nemmeno fosse Al Pacino in Scarface, sparando all'ultimo sopravvissuto dell'altra squadra, e proclamandosi vincitore.
L'arbitro a quel punto si arrese, gli disse di fare quello che voleva e andò via.
Quindi ripensandoci.... per quanto ci sia qualcuno che ti indica la cosa giusta da fare, non sempre si è capaci di farla.