sabato 10 gennaio 2015

Corsa ad ostacoli


Quando si è piccoli, si ha una versione della vita che è come quella delle favole. C'è un eroe, una prncipessa da salvare, delle prove da superare, di solito 1 o 3, un cattivo da sconfiggere, con una spalla magari o forse qualcuna in più. Tutte cose ben definite
E poi finisce.
E vissero felici e contenti.
Fine.
Non è il finale lieto ad illudermi, quello oramai lo sanno tutti che non sempre esiste, lo vedi con gli occhi e lo percepisci col cuore. Questo mondo è troppo marcio per non rendersene conto.
No, non è quello che mi ha illuso.
È stato il concludersi della vicenda.
La parola Fine.
Come se una volta superata quelle 3 prove, sarà andata, e comunque sarà andata, sarà stato un successo, perchè ne sei fuori, ne sei sopravvissuto.
No, la vita non è così.
È più paragonabile ad una corsa ad ostacoli, l'uno dietro l'altro e devi saltarli tutti per poter arrivare alla fine. Dietro ogni curva che sembra finalmente sgombra, si nasconde l'ennesimo ostacolo: saltare, arrampicarsi., strisciare, non importa come, se vuoi continuare devi superarlo.
Intorno a te folle urlanti, ti ineggiano, ti gridano addosso, chi ti loda, chi ti insulta, alcuni si fanno i cazzi loro, ma prestano orecchio ad ogni "Ooooooooo" che rivela un qualcosa di insolito in quella gara che non è la loro, e non impora da che parte siano,che i loro occhi siano puntati su di te o non lo siano, tutti sono morbosamente curiosi di conoscere il risultato, che posizione occuperai alla fine della gara?
E tu corri, credendo di farlo per quelle urla, e cominci a pensare che quella quella prova non finirà mai.
Quanti ostacoli ci sono ancora? Quale sarà il prossimo? E  poi lo vedi, imponente alla tua mente sfibrata. Non ce la farò questa volta.
È black out mentale.
Cerchi una via di scampo, gli occhi che si guardano confusi attorno, cercando una via di fuga, il cervello inciampa, i piedi in risposta si annodano e tu cadi, crolli a terra, sfinito. Alzi la testa e la lasci andare di nuovo.
Non sapevo di questa stanchezza.
Urla, rumore, persone che ti sfrecciano accanto, fili di ferro nei polpacci, fiato corto, vorresti morire in quell'istante, dormire così profondamente da apparire quasi morto, come Giulietta, morta e sepolta eppure sola a sapere la verità. Rialzarsi quando tutto è finito, e sentire  i tuoi passi soli e desolati. Magari chiudere gli occhi e sprofondare nel buio da qualche parte. Essere inghiottita dal terreno per espiare la vergogna.

Ma perchè?
Io resto lì, sdraiata, chiudo gli occhi e mi prendo il mio tempo.
Penso ad una canzone.
Ma chi m'o fa fa?
Quella gara la sto correndo per me stesso, e non importa come arriverò alla fine, su che gradino siederò.
Piango un po', così da lasciare uscire tutto, così l'acqua m nfonn e va.
Mi rialzerò, a modo mio e leggera, perchè so che è stato un momento, che va bene così.
Pchè tant l'aria s'adda cagnà.