giovedì 5 novembre 2015

Modelli prestampati

Succede sempre ad un certo punto, in un momento di una relazione, che da persona interessante si diventa un modello prestampato. 
Quello che l'altro vede è solo una serie di puntini che vanno riempiti con le solite risposte, negli accurati spazi, lo stesso modulo noioso che va riempito ripetendo gli abituali stupidi passaggi. 
Oggi mi sono sentita così.
Ero ad una fermata male illuminata, poco lontano da dove ho preso il bus, lo stesso che mi ha abbandonata lì, al freddo e circondata da persone, alcune si sentivano smarrite, altre trasudavano noia dai volti spenti, la maggior parte sbuffava come una mandria di buoi, a me non interessava nemmeno, ero rassegnata oramai, mi succede di continuo.
Non ho sentito il rumore, perchè avevo le cuffie premute contro i timpani, mi piacciono per questo, ti isolano dal resto, senti solo i bassi, tanto che il battito si sincronizza. Il volume si amplifica eppure non è mai troppo, non mi basta mai, vorrei esplodere di suono. Ho percepito un lampo colorato con la coda dell'occhio, mi sono girata e c'erano i fuochi d'artificio.
Quei fuochi d'artificio sono venuti fuori dal niente, o forse no, è il 5 novembre, ma per me, in quel momento, erano inaspettati, avevo dimenticato dell'attentato al re a quel punto della giornata. Una cosa bella in una cosa brutta. 
Ed ho pensato a lui.
E l'ho sentito.
E nel mezzo di quel piacevole imprevisto, inaspettato, o forse no, come i fuochi d'artifico, è esploso dentro di me il desiderio di dire basta, quel crack interiore, quella consapevolezza che la prima persona a cui pensavo era anche l'ultima a cui avrei dovuto pensare, a cui volevo pensare. Basta è finita, ti cancello dalla mia vita, non ti voglio più vedere.
E altrettanto inaspettato, o forse no, lui non mi ha creduto. La mia decisione è stata archiviata come qualcosa di già visto. Quello che provavo è stato declassato a causa del modello prestampato che sono diventata, per cui sono vista, che ho costruito nella sua mente.
E mi è apparso così concreta e  rigida quell'immagine che avrei voluta prenderla a pugni è spaccarla.
E con la rabbia in corpo sono tornata a casa, le cuffie sempre più premute, perchè quel modello costruito ha rubato la scena alla vera me.

domenica 22 marzo 2015

Amo l'amore


Io odio l'amore.
Odio l'amore perché lo amo troppo. Talmente tanto che quando lo trovo mi ci aggrappo con tutte le forze e quando mi viene negato all'improvviso, io non lo lascio.
Mi strattona ed io ci sbatto contro, cerca di disarcionarmi, ma non lo lascio, mi ferisce ma io non lo lascio, non ce la faccio! Come se la fine di quella sofferenza fosse più dolorosa della sofferenza stessa, ma come potrebbe esserlo?
Eppure ora, sono stanca di elemosinare amore, un briciolo di attenzione dalla persona che mi è accanto. Stanca di gridare "Sono proprio qui, di fronte a te" Stanca di dover lottare da sola.
Perchè in realtà l'amore non è quello dei romanzi, non vive di vita propria, va nutrito, va curato. Ha bisogno di continue attenzioni e promemoria, perchè tende a dimenticare.
L'amore non è solo un fatto di cuore è un fatto di testa, lo devi volere, lo devi desiderare con tutto te stesso, perchè ci sarà sempre un'altra persona più attraente, una più comprensiva, una più divertente, ci saranno sempre momenti in cui vorrai essere da solo, non dover rendere conto a nessuno, ci saranno,litigate, grida di rabbia e incomprensioni, ci saranno momenti in cui ti interrogherai sulla profondità dei tuoi sentimenti. Ma se lo vuoi veramente, se ci credi veramente in quella relazione, la tua mente combatte, contro le paranoie, contro le attenzioni altrui, contro i malumori.
Ma questo funziona solo se si è in 2, se c'è la volontà di un'altra persona che nutre la tua, altrimenti la tua forza si consuma e il tuo desiderio inappagato cresce così tanto, portandoti fin quasi ad odiare a volte l'altra persona, perchè ti passa attraverso con lo sguardo come se fossi trasparente, come se non esistessi, perchè quella persona ti fa sentire incompleta e sola.
E anche tu smetti di curare quel sentimento, che così comincia ad appassire. E quella lenta agonia è il motivo per cui odio l'amore.

sabato 10 gennaio 2015

Corsa ad ostacoli


Quando si è piccoli, si ha una versione della vita che è come quella delle favole. C'è un eroe, una prncipessa da salvare, delle prove da superare, di solito 1 o 3, un cattivo da sconfiggere, con una spalla magari o forse qualcuna in più. Tutte cose ben definite
E poi finisce.
E vissero felici e contenti.
Fine.
Non è il finale lieto ad illudermi, quello oramai lo sanno tutti che non sempre esiste, lo vedi con gli occhi e lo percepisci col cuore. Questo mondo è troppo marcio per non rendersene conto.
No, non è quello che mi ha illuso.
È stato il concludersi della vicenda.
La parola Fine.
Come se una volta superata quelle 3 prove, sarà andata, e comunque sarà andata, sarà stato un successo, perchè ne sei fuori, ne sei sopravvissuto.
No, la vita non è così.
È più paragonabile ad una corsa ad ostacoli, l'uno dietro l'altro e devi saltarli tutti per poter arrivare alla fine. Dietro ogni curva che sembra finalmente sgombra, si nasconde l'ennesimo ostacolo: saltare, arrampicarsi., strisciare, non importa come, se vuoi continuare devi superarlo.
Intorno a te folle urlanti, ti ineggiano, ti gridano addosso, chi ti loda, chi ti insulta, alcuni si fanno i cazzi loro, ma prestano orecchio ad ogni "Ooooooooo" che rivela un qualcosa di insolito in quella gara che non è la loro, e non impora da che parte siano,che i loro occhi siano puntati su di te o non lo siano, tutti sono morbosamente curiosi di conoscere il risultato, che posizione occuperai alla fine della gara?
E tu corri, credendo di farlo per quelle urla, e cominci a pensare che quella quella prova non finirà mai.
Quanti ostacoli ci sono ancora? Quale sarà il prossimo? E  poi lo vedi, imponente alla tua mente sfibrata. Non ce la farò questa volta.
È black out mentale.
Cerchi una via di scampo, gli occhi che si guardano confusi attorno, cercando una via di fuga, il cervello inciampa, i piedi in risposta si annodano e tu cadi, crolli a terra, sfinito. Alzi la testa e la lasci andare di nuovo.
Non sapevo di questa stanchezza.
Urla, rumore, persone che ti sfrecciano accanto, fili di ferro nei polpacci, fiato corto, vorresti morire in quell'istante, dormire così profondamente da apparire quasi morto, come Giulietta, morta e sepolta eppure sola a sapere la verità. Rialzarsi quando tutto è finito, e sentire  i tuoi passi soli e desolati. Magari chiudere gli occhi e sprofondare nel buio da qualche parte. Essere inghiottita dal terreno per espiare la vergogna.

Ma perchè?
Io resto lì, sdraiata, chiudo gli occhi e mi prendo il mio tempo.
Penso ad una canzone.
Ma chi m'o fa fa?
Quella gara la sto correndo per me stesso, e non importa come arriverò alla fine, su che gradino siederò.
Piango un po', così da lasciare uscire tutto, così l'acqua m nfonn e va.
Mi rialzerò, a modo mio e leggera, perchè so che è stato un momento, che va bene così.
Pchè tant l'aria s'adda cagnà.